Hiša Polonka: franchezza essenziale
Pit-stop immancabile a pochi chilometri dal confine Italia-Slovenia
Per noi italiani Caporetto è sinonimo di disfatta, per gli sloveni «è stata una Caporetto» significa vittoria.
A più di cent’anni dalla Grande Guerra, a Kobarid (Caporetto) si continua a combattere, ma questa volta per la conservazione di un patrimonio alpino e di un turismo sostenibile. Conosco questa piccola cittadina di confine da quando ho memoria, con la mia famiglia, in queste vallate verdi dai luminosi pascoli, abbiamo sempre organizzato gite domenicali tra passeggiate in montagna, bagni al fiume e campeggi indimenticabili.
L’ho vista crescere anche grazie al pluripremiato ristorante fine dining Hiša Franko, della chef Ana Roš, il volto e il ristorante che hanno introdotto questo piccolo paese nelle guide più rinomate del mondo, facendo diventare la Slovenia una tappa golosa e imperdibile, con numeri di arrivi in continua crescita tanto da essere citata tra le case history di marketing territoriale che tanto affascinano. Ma questa non è la storia di Ana, bensì del suo compagno Valter Kramer.
Caporetto seduce con il suo centro ordinato, tra gli alimentari, bar, botteghe di artigiani e piccole case in fila di colori diversi, tra queste si fa notare una in particolare per il suo azzurro carta da zucchero, la scritta in corsivo Hiša Polonka, dipinta sulla facciata, e una porticina di legno blu.
Hiša in sloveno significa casa, e casa è proprio quello che ci ritroviamo di fronte una volta varcata la soglia. Valter ha sentito la necessità di riavere nel suo paese una trattoria che sapesse di casa, proprio come Hiša Franko lo è stata per molti anni con i piatti della tradizione e con le ricette della mamma, prima di raggiungere le stelle.
Ho adorato gli arredi in legno, spartani e artigianali, i pavimenti geometrici e i tavoli colorati, le scritte simpatiche nelle cornici che ti accompagnano nelle varie stanze e soprattutto i vini naturali in lista (tutti sloveni) e le birre artigianali FEO alla spina del bancone centrale, altro fiore all’occhiello di Valter.
Il menù è essenziale e senza tanti fronzoli, i prezzi sono contenuti, la mise en place è una tovaglietta di carta e tutto profuma di semplicità autentica e tradizione. Una volta accomodata, mi guardo intorno e capisco di essere circondata da coppie e gruppetti di persone di diverse nazionalità, tutte concentratissime su ciò che accade al palato o intente a scegliere cosa mangiare.
La sfida vera, per me, è quella di cercare di non ordinare tutto…dalla bruschetta con ricotta di malga e pomodoro candito, alle zuppe, al frico (che qui si chiama frika), al gulash di cervo con souffle di pane, al balakca con ragu di agnello con gnocchi fatti in casa.
Alla fine vada per il piatto re e storico di Hiša Franko: il delizioso roast beef all’inglese di Franko, rosa al centro, che si scioglie letteralmente in bocca. Il piatto mito della mamma di Valter, tra le prime a proporlo in queste zone, rimasto in menu dal 1975 per 45 anni.
A seguire mi butto sui ravioli žlikrofi di Idrija con funghi porcini, qualcosa di idilliaco per mente e corpo: un gioco di equilibri che si traducono in un caldo abbraccio.
Come terza portata opto per lo stinco di cinghiale con verza e gnocco di pane, anche se fuori battono 35 gradi all’ombra, qui mi sono promessa di giocare senza riserve.
La dolcezza della verza fa quel solletico ai sughi della carne che piacciono tanto al nord est, lo gnocco di pane riporta il palato al suo posto e le spezie insieme al finocchietto fanno profumare tutto di Slovenia.
Che dire, concludo con il mio dolce sloveno preferito in assoluto: gli struccoli, anzi in questo caso Lo Struccolo di Caporetto.
Lo štrukelj di Kobarid è un dolce ripieno che apporta su di se la firma di chi lo produce. Nasce come spuntino corroborante che si offriva ai falciatori d'erba estivi, oggi, invece, è il dolce immancabile nei menu delle trattorie tradizionali e dei ristoranti piú noti della zona. Essendo una ricetta tramandata da famiglia in famiglia, ogni versione è leggermente differente e la sua caratteristica, appunto, è l’impronta del dito impressa al centro del raviolo come firma. Al suo interno si trova un cuore caldo di noci, uva passa, latte mischiato al rum e cacao. Viene servito condito con burro, nel quale viene tostato il pangrattato e cosparso con zucchero e noci tritate. Una goduria, credetemi.
Un morso di questo raviolo dolce è come il sorriso complice della nonna quando ti vedeva finire il piatto che ti aveva preparato con tanto amore.
Hiša Polonka è quella casa dalla porta sempre aperta, con un servizio ininterrotto dal pranzo alla cena, per abitanti locali, turisti curiosi e foodies in cerca di un’esperienza dalla franchezza essenziale.
La filosofia della cucina risponde molto bene al desiderio di Valter, i piatti proposti sono vicini alla tradizione, non richiedono preparazioni elaborate, sono ricche di sostanza e appaganti per lo spirito. Si respira una bella contaminazione con la vicina Italia, a dimostrazione che il cibo non conosce confini, e si gode dei frutti dei migliori produttori della zona.
Perché fermarsi
per la genuinità dei piatti della valle e il gusto dell'ospitalità di Valter
per la sua cucina comfort food dopo una giornata sportiva, un foraging in montagna o un bagno al fiume
per la franchezza della sua carta vini (naturali, bio, orange) e della selezione di birre artigianali di sua produzione
Hiša Polonka
Gregorciceva ulica 1, Kobarid, Slovenia
Chiuso il mercoledì, non si può prenotare